La donna che scompare by Ling Ma

La donna che scompare by Ling Ma

autore:Ling Ma [Ma, Ling]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Codice Edizioni
pubblicato: 2023-10-11T22:00:00+00:00


La sera prima di partire per il Garboza, distolsi lo sguardo dalla TV e vidi Peter sulla soglia che mi fissava. «Che cos’è questo?» Mi stava mostrando il mio quadernino con la spirale. «Che cos’è?» ripeté. Sapevamo entrambi che non stava chiedendomi del quadernino intero, solo dei passaggi che aveva letto.

Guardai la pagina che mi indicava. «È un romanzo» dissi infine. Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci eravamo letti le bozze a vicenda.

Misi in pausa il film. Sullo schermo la contessa si stava prostrando davanti al conte, con il petto ansante, schiacciato a forza in un vestito increspato azzurro pastello, costellato di lacrime. Era una confessione. Aveva fatto qualcosa di trasgressivo e ora si stava pentendo.

Peter spostò lo sguardo dallo schermo della TV a me. «Scusami, non avrei dovuto guardare» disse, palesemente rilassato ora. «È bello, se è il nuovo libro che stai scrivendo. Ma è diverso, però.»

«Diverso in che senso?»

«Be’, c’è meno lavoro sulle scene. È più emotivo. C’è più interiorità.»

«Sembra che l’abbia scritto un’altra persona?»

«No, sei sempre tu.» Piazzò il quadernino al mio fianco sul divano e si girò verso la porta. «Va bene. Vado a finire i bagagli.»

«È il mio diario» mi corressi in fretta. «Non è un romanzo.»

«Non è un romanzo?» Si fermò sulla soglia. Disse, con voce dolce: «Immagino che quelle pagine non parlino di me».

«Non parlano di te» ripetei, come una cretina.

«Me lo immaginavo.» Mi girava le spalle e quindi non vidi la sua espressione mentre faceva due più due. «Be’, devo comunque finire i bagagli» disse infine.

Nemmeno io sapevo cosa dire. Guardai il film, insensibile. Stavano dicendo alla duchessa che era perdonata. Lei scoppiò in lacrime. Poi all’improvviso comparve in scena un bambinetto che consolava la madre e riaffermava la loro famiglia. Infine il conte raggiungeva la moglie e il figlio, si inginocchiava per abbracciarli tra le lacrime, riaffermando l’egemonia dell’unità coniugale, del focolare e della casa. Poi partirono i titoli di coda.

Entrai nell’altra stanza, dove Peter stava piegando i vestiti e mettendoli nel trolley, e affrontai l’argomento con cautela. «Forse domani non dovrei venire in viaggio con te.»

Non mi guardò. «L’abbiamo programmato da un pezzo. Credo che dovresti.»

Dopo un istante, dissi: «Puoi arrabbiarti con me. Sono in grado di sopportarlo».

«Non ho bisogno del tuo permesso per provare i miei sentimenti, okay?» Finì di piegare una camicia. «Dovrei essere arrabbiato. Ma il mio primo pensiero è stato: “Ma sono io?”»

Serrai le labbra, pensierosa. «Sono una che non sa quello che vuole. È questo il problema.»

«Per favore, non dire: “Non è colpa tua, è colpa mia”. Sarebbe tragico.» Chiuse la lampo della valigia. «Forse è colpa mia. Forse sono io che devo cambiare.» Pronunciò quest’ultima parte a voce più bassa, come se parlasse da solo.

«Non è colpa tua, è…» Mi lanciò un’occhiataccia e zittì all’istante quella battuta infelice. Riprovai. «Non è successo niente di serio. Non ti devi preoccupare.»

Scosse la testa. «Mi sento come se la vita che abbiamo non sia abbastanza per te. O forse io non lo sono. È chiaro che non sono… quello che vuoi.



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